di Vito Pirrone

La complessità del tema rende opportuno definire un quadro di elementi essenziali e oggettivi che consentano di sottrarsi ad un approccio ideologico, finalizzato a convenienze partitiche o elettorali, che potrebbero portare a facili speculazioni demagogico-populiste. Tutte le parti politiche, mosse dalla prospettiva dei consensi, non arrivano (né forse vogliono arrivare) ad alcuna razionale soluzione.
Ciò premesso, si prospettano alcuni punti di riflessione.
Al primo posto si pongono i diritti umani (naturali) del singolo individuo che aspira a una vita dignitosa. Inalienabile, infatti, rimane la centralità della persona e incomprimibili le sue libertà. I diritti fondamentali, sono espressamente tutelati dalla nostra Costituzione e da norme internazionali.
Occorre distinguere i migranti regolarizzabili (rifugiati, richiedenti asilo e migranti economici con contratto di lavoro) e regolari (con permesso di soggiorno) da quelli irregolari (con permesso di soggiorno scaduto o arrivati senza controllo di frontiera). Il termine “clandestino”, risalente alla Bossi-Fini, è equivalente a “irregolare”, ma sottende un migrante con illecite intenzioni.
Una possibile soluzione, riguardo al diritto d’asilo e ai respingimenti, è quella dei Corridoi Umanitari, da realizzare in accordo tra l’UE e i paesi di provenienza e avviati in Italia nel 2015. Viene concesso un visto, per l’ingresso nello Stato europeo interessato, al soggetto avente diritto.
Queste considerazioni hanno l’obiettivo di collocare, in principio, i migranti e il fenomeno migratorio in posizione di neutralità (innocenza), distinguendolo dalla migrazione organizzata che cerca approdi europei con intenti delinquenziali.
Ci sono varie rotte migratorie: l’orientale da Turchia/Egitto a Grecia/Italia, la centrale da Libia/Tunisia a Italia/Malta, l’occidentale da Marocco/Algeria a Spagna. La rotta centrale, quella che ci riguarda, ha come terra d’approdo principalmente la Sicilia e l’isola di Lampedusa in particolare.
L’avventura per mare, disperatamente e costosamente intrapresa dai migranti, per la prospettiva del salvataggio e dello sbarco promesso ai trasportati, viene sfruttata purtroppo dalle organizzazioni delittuose dei paesi rivieraschi del nord-Africa, dai cosiddetti “scafisti”. Costoro, ultimi anelli delle catene criminali, attraverso le “stazioni” di raccolta in Libia, trasportano, del tutto incuranti delle vite umane che a loro si affidano. Queste “stazioni” sono Centri di detenzione – veri e propri lager, con violenze, trattamenti disumani, estorsioni di denaro – sia per quelli che aspettano di partire, sia per quelli che vengono riportati indietro dalla Guardia costiera in base agli accordi con l’Italia.
Non godono di buona salute neppure i nostri Centri di accoglienza, sovraffollati, con basse condizioni di sicurezza e di igiene, fonti di profitto, non di rado illecito, per gestori e fornitori, e lentissimi nelle procedure di identificazione.
Il sistema di Dublino sulla determinazione dello Stato competente per l’esame della domanda d’asilo presentata in uno degli Stati UE (applicato anche da Stati non UE: Islanda, Lichtenstein, Norvegia e Svizzera), creato con l’omonimo Trattato del 1990, cui ha fatto seguito il Regolamento Dublino II del 2003 e quindi il Regolamento di Dublino III del 2013, prevede che il migrante debba essere gestito dal primo Stato che registra la sua domanda d’asilo (che deve tenersi il migrante). Ciò per evitare che il richiedente possa presentare domanda in più Stati.
La Presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, nel suo discorso al Parlamento europeo, sullo stato dell’Unione, ha indicato le linee sul “Nuovo Patto UE per la migrazione”, da tradursi in azioni legislative che non possono essere ulteriormente rinviate. Successivamente, la Commissione ha adottato la proposta di un nuovo patto sulle migrazioni e sull’asilo, che si propone di superare l’attuale sistema di Dublino, che pone sulle spalle degli Stati di primo arrivo tutti gli oneri connessi alla gestione dei flussi migratori. Il nuovo patto prevede un sistema di “contributi flessibili” di solidarietà a favore dei Paesi di primo arrivo. Questi contributi possono variare dal ricollocamento dei richiedenti asilo, fino alla responsabilità del paese collocatario di rimpatriare i migranti non aventi diritto o di attivarsi con varie forme di supporto operativo. Il nuovo sistema proposto si basa sulla “cooperazione e su forme flessibili di supporto inizialmente su base volontaria”, ma “contributi più stringenti saranno richiesti in tempo di pressione su singoli Stati membri sulla base di una rete di sicurezza”. Questa è la proposta di riforma; spetterà al Parlamento europeo e al Consiglio dei Ministri la decisione.


Alcuni si chiedono se quest’epocale migrazione verso l’Occidente europeo sia davvero spontanea – causata da guerre, violazione dei diritti umani, ecc. – o piuttosto non sia un disegno pensato a fini non umanitari – abbassamento dei salari, mano d’opera illegale a costi minimi e senza tutele, nuovi e futuri bacini elettorali, o altro – e cantierato con ingenti finanziamenti a poteri locali di Stati extracomunitari. L’interrogativo è di tale arditezza e accredita fantasiose teorie del complotto, che non si cercherà qui di darvi risposta.
Rimane invece ambiguo il ruolo e le fonti di finanziamento delle navi ONG, ruolo per la cui definizione occorrono informazioni ed esiti d’indagine di competenza internazionale in corso, ancora non disponibili.
Il quadro sinteticamente tratteggiato evidenzia taluni elementi del fenomeno migratorio e, al tempo stesso, fa emergere criticità e devianze quali:

  • Sfruttamento degli irregolari “economici” (devianza economica);
  • Centri detenzione “inumana” nei paesi di origine e inadeguatezza dei Centri d’accoglienza in Italia (devianza umanitaria);
  • Inerzia e rifiuto degli altri Paesi dell’Unione europea di farsi partecipi attivi nell’accoglienza dei migranti (devianza politica comunitaria);
  • conflitto politico, ideologico e per propaganda elettorale interno all’Italia, senza un percorso risolutivo (devianza politica nazionale);
  • Interessi internazionali e intese tra potenze europee ed extraeuropee finalizzati al perseguimento di obbiettivi diplomatici, finanziari e commerciali.