La politica esercitata a spanne, a spintoni, attraverso banali aforismi, da chi urla di più, da chi è più abile nella meschina arte del ricatto o della minaccia, ha alterato il valore di questioni che, elementari per quanto si voglia, non possono essere considerate affatto secondarie o, addirittura, del tutto inutili, come purtroppo accade, anche nelle sedi istituzionali più autorevoli.

Insomma, ci sono alcuni concetti la cui stretta correlazione deve sempre essere compresa, mantenuta e garantita perché, se fossero singolarmente presi e/o male interpretati, come purtroppo accade molto frequentemente, anche a causa di una esasperata ed orgogliosa ignorante superficialità dell’attuale classe dirigente, potrebbero determinare equivoci molto pericolosi per la generale convivenza civile.

Il concetto di democrazia, ad esempio, se non fosse correlato stabilmente, anzi inscindibilmente, con il concetto di libertà, potrebbe consegnare ad una maggioranza di lupi le sorti di una minoranza di agnelli, sol perché in una votazione i secondi sarebbero fisicamente costretti a soccombere, non certo perché non gli debba essere riconosciuto il diritto di vivere.

Il concetto di libertà, da parte sua, se non fosse correlato con il concetto di responsabilità, potrebbe provocare una catastrofe in più campi, anche per il solo fatto che ognuno, forte del suo diritto ad essere libero, potrebbe invadere la libertà altrui, limitandola, senza dover rispondere a nessuno di questa sorta di occupazione abusiva delle competenze dei terzi e delle altrui esigenze.

Il concetto di lavoro, sempre per restare sul piano degli esempi, non può considerarsi limitato al lavoro dipendente, come spesso si ritiene, più o meno strumentalmente, perché anche il lavoratore autonomo, l’artigiano, l’apprendista, il commerciante, il professionista, l’artista, l’imprenditore, ecc. svolgono una dignitosissima attività, pertanto anch’essi hanno diritto alla piena garanzia delle loro tutele.

C’é poi un altro aspetto, direi di natura eminentemente etica, che merita di essere preso in considerazione con la necessaria attenzione. Mi riferisco alla ricorrente pratica delle promesse mai mantenute, né mantenibili, in quanto prive dei necessari supporti di fattibilità logica, strutturale o finanziaria.   

Promettere è facile, lo è ancora di più quando i destinatari delle promesse non sono molto attenti o sono stati distratti da accurate campagne propagandistiche. In questa ipotesi potremmo trovarci davanti a casi veramente incredibili che, tuttavia, possono produrre risultati elettorali a dir poco straordinari.

Sono convinto che ci troviamo in una fase nella quale se un leader si trovasse a parlare ad elettori cannibali, non avrebbe alcuna difficoltà a promettere loro pranzi e cene a base di missionari al forno, ritenendolo suo preciso dovere mantenere la promessa. 

Insomma, il periodo che stiamo vivendo non è per nulla dei migliori, anzi, è proprio tra i peggiori dal dopoguerra ad oggi, ma superarlo non è un compito che spetta ad altri, spetta solo a tutti noi, soprattutto a chi ha, o ha avuto in passato, responsabilità pubbliche. 

Mi auguro che il ritorno, sia pure rinviato, dell’educazione civica a scuola, posto che avvenga sul serio, possa aiutare un processo così complesso e serva a chiarire questi ed altri concetti, magari partendo dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dalla Costituzione Italiana e dal fatto che la democrazia non è solo il diritto di governare affidato alla maggioranza, ma è soprattutto il dovere di rispettare i diritti delle minoranze, in una logica di possibili alternanze, oramai sempre più rapide e frequenti.

Contemperare questi due aspetti, provocarne la loro profonda e diffusa comprensione, diffondere il principio della responsabilità, significherebbe fare un notevole passo in avanti, in termini di convivenza civile e di equilibrio sociale. In fondo avviare un percorso virtuoso di questo genere non sarebbe difficile e certamente provocherebbe effetti positivi su più campi: bisogna farlo!