In una mia nota dei giorni scorsi avevo auspicato una ripresa dei normali ritmi economici e sociali fondata sul buonsenso e sulla responsabilità di ciascun cittadino, di ciascun a impresa, di ciascun corpo dello Stato. 

Forse sono stato troppo ottimista. Purtroppo, una mattina, mentre andavo a trovare mia madre, ho avuto modo di constatare quanti miei concittadini, nonostante le recenti esperienze, siano ancora davvero irresponsabili. 

Ho visto mascherine sul collo, sulla testa, sul mento, sul braccio, sulla gamba, sopra il berretto: raramente nelle giusta posizione. E non parliamo di quelli che si vantano di non essersi vaccinati. 

Insomma! Ci vuole tanto a capire che la mascherina, se si è in prossimità di altre persone, va indossata in maniera che copra bocca e naso? 

Non è un grande sacrificio e mostra rispetto. Per una volta la politica non c’entra, l’educazione sì.

Nei confronti del virus noi italiani siamo tutti sulla stessa barca ed a salvarci, al momento, sono soltanto il vaccino e un atteggiamento cauto. 

Tuttavia, facendo salva la sacrosanta solidarietà, dovuta a tutti, mi permetto dire che non è affatto vero che siamo tutti sulla stessa barca. 

Guardandomi in giro vedo barche con l’alta velocità, barche con la quarta corsia autostradale, barche con la disoccupazione all’8% e barche senza ferrovie adeguate, con le strade dissestate, e con una disoccupazione al 30%. 

Vedo opere grandiose realizzate al Nord con i soldi destinati al Sud e 30.000 siciliani l’anno costretti ad emigrare. È vero, il virus ci ha resi uguali ma davanti alla morte, non davanti al governo. Forse è per questa ragione che auspico una rapida ripresa del timido buonsenso.